H. Skovoroda, Narciso. Discussioni sul tema: conosci te stesso. Apice Libri, 2017.

Recensione di Luca Piccione

Studente iscritto al secondo anno della facoltà di Lettere

Hryhorij Skovoroda  è l’autore di questa rappresentazione teatrale del XVIII secolo ed è considerato l’ultimo esponente del barocco ucraino e fondatore della filosofia dell’Europa orientale. Il suo pensiero infatti influenzò molti intellettuali dell’est, tra tutti Dostoevskij e Tolstoj. La sua filosofia è impregnata di neoplatonismo e di teologia cristiana e ortodossa, tanto che uno degli aspetti più interessanti della sua poetica risiede nel fatto di costituire un ponte tra le due tradizioni spirituali cristiano-europee: quella latino-cattolica e quella greco-ortodossa. I riferimenti neoplatonici sono evidenti nei temi metafisici e nella dimensione etica dell’uomo, mentre i legami tra le due Chiese cristiane emergono chiaramente fin dal prologo: Skovoroda cita la teologia del cuore ortodossa, per cui “ognuno è il cuore che ha dentro di sé”[1] per poi legarla alla tradizionale lettura cristiano-cattolica della bibbia. Skovoroda rifiutò di entrare a far parte di qualsiasi istituzione, preferendo una vita appartata e raminga, dedicata alla comprensione dell’uomo ed alla meditazione.

Furono queste scelte esistenziali a condurre Skovoroda alla ricerca dell’Io interiore, sostenendo che se tutti noi trovassimo la nostra vera identità, amando noi stessi, saremmo in grado di aprirci più autenticamente all’altro, imparando, inoltre, ad assaporare fino in fondo l’unione cosmica.

Nel testo, nonostante il titolo, non c’è alcun riferimento al mito; Narciso rappresenta, più che altro, un’immagine mistica della trasformazione della morte in rinascita, in una evoluzione nuova di se stessi, in nome dell’amore che ognuno deve nutrire nei propri intimi confronti. Parafrasando l’antico comandamento biblico “ama il tuo prossimo come te stesso”, Skovoroda afferma con forza che non è possibile comprendere ed amare gli altri se prima di tutto non comprendiamo e amiamo noi stessi.

L’influenza platonica è evidente nell’immagine mitologica del riflesso del volto nell’acqua, immagine che guida verso la bellezza, l’amore universale che permette all’anima di elevarsi, e di non annegare nell’oblio come, invece, avviene nel mito classico. In questo senso, possiamo affermare che Skovoroda ribalta il senso del mito, superando l’elemento tragico. Narciso quindi è il simbolo della porta aperta verso un’altra dimensione, nella quale, grazie all’amore per se stessi ed alla comprensione dell’altro, possiamo fondere il nostro Essere con l’universo intero. Narciso diventa un “sottomarino che naviga negli abissi della coscienza”, in cerca dell’illuminazione che permetterà di conoscere un nuovo mondo ed un nuovo linguaggio.

L’opera si presenta come una struggente preghiera, una melodia spirituale che cresce sempre di più, rivolta a tutto ciò che esiste dentro di noi, ma anche a tutto l’universo, al fine di arrivare al nostro vero Io. Il testo infatti è un viaggio introspettivo, un invito al lettore a far luce sulla propria esistenza, a realizzare la complessità e vastità della vita di ognuno, oltre le apparenze, oltre la pelle che mostriamo al mondo.

Lo stile stesso dell’opera si richiama esplicitamente al dialogo socratico-platonico: è attraverso il confronto dialettico, attraverso la forza e la persuasione delle parole, infatti, che uno degli interlocutori, all’inizio totalmente ignaro di ciò che si nasconde dentro di lui, riesce a porsi la domanda fondmentale: cosa vuol dire Essere? Skovoroda risponde “conoscere l’Io più profondo”, colui che per la maggior parte degli individui è uno straniero.

Questi dialoghi, sette come i giorni della genesi, nel corso del testo diventano sempre più intensi, e ci portano alla ricerca ed alla scoperta della verità fino ad ergersi nella figura divina della ragione.

Attraverso questo percorso dialogico il filoso ci permette di entrare in contatto con l’Essere eterno, che vive nascosto in noi, ricordandoci di identificare “l’invisibile è come il capo, ed il visibile come la coda dell’universo”[2].

 

 

 

 

[1]Hryhorij Skovoroda Narciso. Discussione sul tema: Conosci te stesso. Traduzione di Inna Skakowska e G.Perri, Apice libri, p. 80.

[2] Ivi, p. 102.

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