H. Assmann, F. Hinkelammert, Idolatria del mercato: Saggio su economia e teologia(Castelvecchi, 2020)

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di Antonino Infranca

L’editore Castelvecchi ripropone, a ventisette anni di distanza, l’edizione italiana del libro, scritto a quattro mani, di Hugo Assmann e Franz Hinkelammert, Idolatria del mercato. Saggio su economia e teologia; libro che fu pubblicato per la prima volta nel 1989 in Brasile; questa nuova edizione italiana ha una nuova prefazione di Boaventura de Sousa Santos. In realtà il saggio principale è stato scritto da Assmann, mentre Hinkelammert è intervenuto come interlocutore e come commentatore delle tematiche sviluppate da Assmann. Idolatria del mercato è una delle loro opere maggiori, una vera miniera di spunti per riflessioni critiche sul sistema capitalistico dominante e sull’ideologia che lo sostiene. È un’opera di tale radicale critica che la prospettiva teologica, dalla quale si sviluppa il discorso critico dei due autori, è condivisibile anche per un ateo. Ma prima di entrare in media res voglio presentare brevemente i due autori.

Assmann è stato un teologo brasiliano di origine tedesca. Ha preso gli ordini nel 1958, ma li ha lasciati nel 1970. La sua vita è caratterizzata da costanti allontanamenti, messi in atto dalle gerarchie della Chiesa e dai colpi di Stato militari latinoamericani. Ha peregrinato così per Italia, Germania, Cile, Uruguay, Costarica, Bolivia, fin quando nel 1981 è tornato nel natio Brasile. Ha collaborato con Karl Rahner, Noam Chomsky, Gustavo Gutierrez, Leonardo Boff, Ernesto Cardenal, Frei Betto ed Enrique Dussel. Si può considerare una delle personalità di maggior rilievo della Teologia della Liberazione. È morto nel 2018, dopo una lunga e penosa malattia.

Hinkelammert è nato nel 1931 in Germania, è un teologo della Liberazione. Ha vissuto in Cile, durante il governo di Allende e si è dovuto rifugiare nella natia Germania a causa del golpe di Pinochet. Dalla Germania si è poi trasferito in Costarica, dove attualmente vive.

Si tratta di due personalità di spicco, due intellettuali profondamente critici nei confronti del sistema capitalistico dominante e delle sue istituzioni politiche e religiose. La loro vita è piena di sacrifici e di pericoli, non si possono certamente accusare di avere vissuto soltanto dentro biblioteche e sulle cattedre, ma hanno vissuto senza mai volere accettare l’esistente, anzi hanno cercato di sradicarlo e di rivelare la realtà di sfruttamento, di povertà, di emarginazione che il sistema capitalistico dominante ha imposto all’America latina. Ma la scoperta di questa realtà ha permesso a Assmann e Hinkelammert di scoprire la vera essenza del sistema, perché hanno guardato il sistema dalla posizione delle vittime del sistema stesso. Soltanto la vittima può comprendere a pieno l’essenza e la valenza di un sistema di dominio. L’America latina, per altro, è la base a partire dalla quale gli Stati Uniti, il paese più potente del mondo, ha potuto estendere il suo dominio sul pianeta. Per fare un esempio storico chiarificatore voglio ricordare che se Roma non avesse controllato il Lazio, prima, e l’Italia, dopo, non avrebbe potuto estendere il suo dominio all’intero Mediterraneo. Gli Stati Uniti hanno fatto qualcosa di analogo con l’America latina, quindi per capire come si sviluppa il sistema di dominio del capitalismo statunitense – e non solo statunitense, ma anche dei suoi affiliati – sulla Terra, va studiata profondamente la situazione dell’America latina. Idolatria del mercato offre alcune importanti spunti per una riflessione.

Il titolo del libro suggerisce che la concezione neoliberista dell’economia ha sviluppato un’ideologia che per Assmann e Hinkelammert è una vera e propria religione, con una teologia a proprio fondamento. A questa religione del mercato si affianca un’etica fatta di valori e di norme comportamentali, nonché di programmi politici. Negli ultimi anni abbiamo visto diversi politici, anche italiani, di destra, difensori della globalizzazione neoliberale, utilizzare un discorso con toni e temi religiosi, con atteggiamenti che mostrano una fede ostentata. Gli esempi più eclatanti sono Trump e il più ostentato Bolsonaro, non a caso proveniente dal Brasile, il paese originario di Assmann che nel 1986 aveva pubblicato un libro profetico: A Igreja electrônica e seu impacto na América Latina (La Chiesa elettronica e il suo impatto sull’America latina). Profetico perché denunciava il carattere ideologico dei telepredicatori neopentecostali, che svolgono il ruolo di diffusori della religione del mercato. Come è noto i movimenti neopentecostali hanno fortemente sostenuto la candidatura di Bolsonaro e lo hanno portato alla presidenza della repubblica brasiliana. Si tratta di una nuova forma di fondamentalismo cristiano che legittima qualsiasi azione politica che sostenga la riproduzione della ricchezza del sistema capitalistico dominante.

Assmann sostiene che un tipico atteggiamento della religione del mercato è l’ammettere il sacrificio di vite umane legittimato dai meccanismi economici (cfr. p. 17). Si tratta di una religione che è l’esatto opposto della religione cristiana che si fonda sulla vita e sulla riproduzione materiale della vita. Ma la religione del mercato ha rovesciato anche il rapporto con il peccato: «I nostri peccati ci sono per essere usati come materia prima dell’amore per il prossimo» (p. 168). Se peccato è la cupidigia per la religione cristiana, la religione del mercato ha fatto dell’arricchimento personale la base per la carità agli altri, naturalmente non di tutta la ricchezza posseduta, ma di una parte, di una parte sufficiente ad assolvere la coscienza dell’accumulatore di ricchezza. Anche la natura imperfetta dell’uomo, i suoi peccati, purché compiuti per il proprio interesse individuale possono diventare strumenti per accumulare ricchezza da distribuire parzialmente agli altri. Assmann ne conclude che “le divinità benefiche del mercato trasformano gli stessi peccati umani in materia-prima da utilizzare nel tracciato di un piano il cui svolgimento storico è sostanzialmente determinato» (p. 198). L’individuo nel mercato è come un moderno Faust, che usa i lemuri, le potenze infernali, per la sua azione di riscatto e di costruzione del proprio ideale di bellezza. Si tratta naturalmente di una decisione individuale, privata, che diventa esteriore nel gesto caritatevole, ma che antepone il proprio auto-giudizio ai dogmi della religione cristiana tradizionale. Questo è il nocciolo del libro: la religione del mercato è esattamente il rovesciamento della religione cristiana, è la sua negazione.

D’altronde i grandi valori del pensiero rivoluzionario borghese si sono rivelati principi astratti, spesso la loro realizzazione pratica è stata esattamente il contrario di quanto predicato in astratto. Ma Assmann e Hinkelammert non svolgono la loro analisi sul piano astratto degli ideali, anche religiosi, ma su quello pratico e reale della vita e dell’esistenza vissute, mostrando con ciò la loro distanza dal modo di pensare tipicamente borghese. Semmai rovesciando il rapporto teoria-realtà si rendono conto che la teoria è intrinsecamente una teologia astratta. Assmann sostiene che «oggi constatiamo una crisi profonda e generalizzata dei paradigmi della razionalità scientifica. In questo contesto comincia a farsi più chiaro il carattere sotterraneamente religioso della scienza, perché si riscopre l’inclusione di presupposti teologici nei suoi paradigmi» (p. 24) e continua, ricordando la critica di Marx a Adam Smith, per cui la “Mano Invisibile” agirebbe sul mercato, come un Dio creatore (cfr. p. 241). Adam Smith, oltre che il fondatore della scienza dell’economia politica, era un professore di etica e un profondo credente. Infatti fiducia e fede sono i fondamenti della teoria economica e della teologia borghese.

L’etica del mercato, come ricorda Hinkelammert, è un’etica individualistica, fondata sulla proprietà privata e sul rispetto dei contratti: «È un’etica aggressiva contro ogni compassione o misericordia. L’etica di un individuo solitario che lotta con Dio contro tutti gli altri» (cfr. pp. 106-107). Siamo di fronte al rovesciamento dei valori fondamentali del cristianesimo, che richiama sempre alla solidarietà; solidarietà che sarebbe la versione novecentesca della fratellanza della Rivoluzione francese. Assmann può concludere che l’ideologia liberale è una cattiva teologia (cfr. p. 158). Per Hinkelammert, questa teologia sostituisce la legge dell’amore per il prossimo con la legge del Valore (cfr. p. 103). E di fronte al Valore ogni altro valore non ha valore, anche a costo della distruzione del mondo; così se gli antichi e i cristiani del pre-capitalismo credevano che la vita umana concreta e reale fosse superiore al Valore, il Dio del mercato ha rovesciato questa credenza e la natura è al servizio del Valore. «Proteggere alberi e animali è piuttosto una ribellione contro la natura, se arriva a limitare le leggi economiche del mercato […] Anche se il mondo finisse a causa di questa fedeltà dell’uomo alle leggi del mercato, Dio promette questo millennio a coloro che osservano questa legge anche a costo che la terra perisca» (Ibidem). Fiat forum et pereat mundus, sarebbe la legge fondamentale di questa visione apocalittica dell’idolatria del mercato.

Questa visione apocalittica dell’idolatria del mercato porta a un nuovo fondamentalismo religioso cristiano, diffuso soprattutto in certi ambienti conservatori e reazionari. È un fondamentalismo che a partire dagli Stati Uniti diventa la teologia del mercato, come sostiene Hinkelammert (cfr. p. 97). Fondamentalismo che utilizza la Bibbia come un libro astorico, che è letto, secondo Hinkelammert, con un’«interpretazione assolutamente magica. Il testo è visto come un insieme di chiaroveggenze e di divinazioni, il sui soggetto si suppone essere un Dio onniscente» (p. 361). Mutatis mutandis siamo di fronte a una lettura della Bibbia che fa il pari con le letture fondamentalistiche islamiche del Corano. Il fondamentalista si aspetta una catastrofe assoluta e la venuta dell’Anti-Cristo, come è descritta nella prima parte dell’Apocalisse di Giovanni. Ogni politica anti-apocalittica è il segno di questa venuta. Le critiche per esempio alle politiche ambientalistiche sono un punto di forza di questo fondamentalismo e con esse le politiche di apertura della Chiesa cattolica a coloro che essa ha emarginato finora, cioè donne e omosessuali; ma anche la politica di misericordia e compassione verso i poveri, come si è scritto sopra, sono i segni della venuta dell’Anti-Cristo. D’altronde la “cultura” del capitalismo, come la chiama Assmann (cfr. p. 307), è fortemente impregnata di sacrificalismo, della concezione di sacrificarsi per il benessere proprio e dei pochissimi esseri umani che formano il piccolo cerchio della “famiglia”. Per Assmann questo limitato senso di sacrificio all’individuo e ai suoi pochi legami familiari è un travestimento strutturale – direi “occultamento” – del capitalismo, che intendo nei seguenti termini: c’è una speranza di migliorare la propria vita, ma questa speranza richiede un sacrificio assoluto, un’assoluta fedeltà e fiducia nella vittima sacrificale, che si rovescia nell’elemento dominante della piccola società che si è formata intorno al sacrificio. Nei tempi precapitalistici non c’era alcuna speranza di cambiare la propria vita e il proprio futuro, quindi non c’era richiesta di fedeltà e fiducia alla vittima sacrificale. Il controllo parentale si sviluppava nelle forme del fondamentalismo della religione cristiana.

Il fondamentalismo dell’idolatria del mercato si fonda sul feticismo della merce e Assmann riesce a costruire una linea genealogica tra le forme violente di evangelizzazione dell’America latina, denunciate da Bartolomé de las Casas, e l’analisi marxiana del feticismo delle merci. D’altronde è noto che Marx conosceva bene le denunce di Las Casas e la parola “feticismo”, Marx la coniò dal portoghese feitiço, fatto con le mani. «Il feticismo delle merci, del denaro e del capitale implica un’introiezione della legittimazione dell’oppressione all’interno degli stessi procedimenti e meccanismi che costituiscono il paradigma economico» (p. 289). Questa introiezione coarta la coscienza dell’essere sociale, così come fece l’evangelizzazione nei confronti degli indios. Si dà forma a una nuova legittimità, che però è frutto di un atto di coercizione, che è essenzialmente il rovesciamento sia dei valori fondamentali del cristianesimo, sia della produzione economica, che è diretta a produrre valori d’uso e non merci, cioè valori di scambio. Questo rovesciamento assume forme spirituali forti e impositive, che sono alla base del fondamentalismo dell’idolatria del mercato.

Da questo fondamentalismo sorge un messianismo, intessuto di irrazionalismo, che è lo stesso irrazionalismo che sta a fondamento della concezione neoliberista del rischio e della sorte nell’azione sul mercato (Assmann, p. 224). È un messianismo spiritualizzato anticorporale, che «è portato alla negazione della legittimità di tutte le esigenze corporali e perciò di tutta la vita umana». Hinkelammert conclude che «applicando questa delegittimazione a tutte le esigenze corporali, ne consegue la delegittimazione di tutti i movimenti popolari. I loro diritti sono trattati come debolezze umane che è necessario rispettare per evitare la loro rivolta contro il sistema (riforma sociale antisovversiva). Riforme perché non vi siano riforme, concessioni affinché non si giunga al socialismo» (p. 401). Il mercato si fonda su un’ideologia manichea: esso è il bene e riforme sono il male (cfr. p. 102) e la funzione dello Stato è quella di non intervenire nei confronti del mercato, ma di reprimere con durezza ogni tentativo rivoluzionario di rovesciarlo (cfr. p. 99). Emerge, quindi, chiaramente l’essenza politica di tale fondamentalismo e della sua visione apocalittica: le enormi masse di sfruttati ed esclusi, che ormai rappresentano l’enorme maggioranza dell’umanità e sono in crescita numerica continua, devono essere gestite in modo da impedire la loro protesta, ma anche il loro atto di parola, la loro interpellazione al sistema dominante – per dirla con Dussel, altro esponente del pensiero critico latinoamericano. Non è un caso che il fondamentalismo cristiano si rivolga soprattutto alle masse dei poveri e in America latina, come ha analizzato Assmann, è un fenomeno diffuso.

Il grande nemico di questo fondamentalismo non può che essere Bergoglio, il quale nella sua ultima enciclica ha stigmatizzato l’idolatria del mercato con queste parole: «Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliono farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida ai presenti». Non si può che essere d’accordo con queste semplici parole, al di là di qualsiasi steccato ideologico, se naturalmente si ha fiducia nella capacità di dominare il mercato.