Esercitare il pensiero

Il mio Congresso mondiale di Filosofia: riflessioni dopo l’articolo di Marcello Veneziani

Dal 1 al 8 Agosto si è svolto a Roma il XXV congresso mondiale della filosofia. L'evento è stato molto seguito dai Media tradizionali e ha riscosso molta attenzione sui social network. Critiche e lodi si sono alternate secondo le differenti sensibilità dei vari opinionisti. Come al solito il clamore è durato solo durante lo svolgimento del Congresso, subito dopo tutto si è perso nelle chiacchiere estive. Tra i tanti commenti è risultato singolare quello del grande filosofo Marcello Veneziani, che è stato in grado di esprimere giudizi definitivi già il quarto giorno dell'apertura del Congresso, mostrando incredibili doti divinatorie. Noi abbiamo, molto più umilmente, accolto la testimonianza della professoressa Zuccarello che ha partecipato (come uditrice) tutti i giorni e, dopo la dovuta riflessione, ci ha mandato un resoconto pacato e preciso di questo importante evento scientifico. Secondo Veneziani Roma è «una città propensa alla trippa più che alla gnoseologia», e il tema «“la filosofia oltrepassa i confini”, che è l’acqua calda del nostro tempo» un inutile passatempo terzomondista. Non chiediamo a un tale intellettuale di leggersi i paper di tutti e cinquemila relatori prima di esprimersi, ma ci chiediamo se un minimo di riflessione sia ancora necessaria per esprimere giudizi su questioni a lui sconosciute. Roma è una città che per millenni ha espresso filosofia, diritto e letteratura, l'Università «Sapienza» è in attività da 721 anni, la Trippa è ottima e tutto questo basta per fare della Capitale il posto giusto per il Congresso Mondiale della Filosofia.
1 Settembre 2024/da Redazione
Pensiero lib(e)ro

DISAVVENTURE SOCIALI DELLA LAICITÀ CIVILE NELLA SUA CULLA

Un diffuso itinerario concettuale ha il merito di essere condotto con metodo giuridico e ricorrendo in misura determinante alle fonti letterarie di cui si abbevera. È come se il filone di studi chiamato “diritto e letteratura”, o “law & literature” (a tacere degli ambiti più ristretti che sotto la sua egida sono nati), fosse giunto a rivendicare la sua quarta dimensione. Dopo la base (l’ontologia: oggetto della materia), l’altezza (l’epistemologia: il discorso sul suo sapere scientifico) e il volume (la deontologia: il dover essere delle sue opportunità di studio), sembra arrivato il momento del “tempo”: la capacità del diritto e della letteratura di convergere sugli effetti sostanziali di lunga durata. La posta in gioco non appare la reciproca coabitazione accademica di umanisti e giuristi, di letterati e filosofi, di processualisti e sostanzialisti. C’è piuttosto in ballo la costruzione materiale e la costituzione formale di una civiltà della giustizia. Per quanto tante vicende ultime ce ne suggeriscano irrimediabilmente distanti, è forse corretto affermare che in essa, certo in vesti nuove e misurando problematiche diverse, la laicità non possa che restare “giovane”, centrale.
3 Giugno 2024/da Domenico Bilotti
Pensiero lib(e)ro

La visita e altri racconti dagli anni Trenta – Recensione

Mario Reale recensisce e discute il libro di:
Bruno Tobia, La Visita e altri racconti dagli anni Trenta, Gemma Edizioni 2024, prefazione di Vittorio Vidotto.

Seppur leggibile da molte prospettive, Mario Reale sceglie di recensire e discutere La Visita soprattutto alla luce di questi due temi: 1) Il bello e l’arte; 2) Il fascismo tra politica e storia.
1) Bruno possiede uno straordinario sguardo pittorico e fotografico, che ricorda l’œil vivant e il Nouveau roman francesi nella letteratura, nella filosofia e nel cinema della seconda metà del secolo scorso. Ciò vuol dire che è dotato di uno sguardo «intenzionato a…», come si diceva in ambito fenomenologico, che scruta, «prima di ogni riflessione», i pur minimi aspetti della realtà, soprattutto le cose, le vie e gli scorci di città. La riproduzione fotografica delle arti figurative, innovativamente promossa da Pietro Toesca, esprime bene questa situazione dell’occhio che fissa e per tutti trattiene significati. Toesca dalla cattedra illustra la singolare figura e postura di Giuda nel Cenacolo di Santa Croce di Taddeo Gaddi, ma è l’intera narrativa di Bruno che, con particolare efficacia ne «Il censore», si sofferma volentieri, su condizioni e figure che hanno a loro centro ambiguità, equivocità e doppiezza. Tuttavia, l’œil à part entière di Bruno è lontano da ogni esclusivismo e ideologismo antinarrativo e oggettivistico; alla fermezza dello sguardo sulle cose s’accompagna anche una sym-patheia, una viva partecipazione agli uomini e alle loro vicende, di cui gli oggetti sono allora lo sfondo e l’Umwelt.
2) Del fascismo mi pare che Bruno cerchi di cogliere una particolare natura, già visibile nella differenza dal nazismo, che è invece un fenomeno tutto finalizzato alla guerra «totale» dei signori. Pur sempre vicino a molteplici conflitti, attraversato da essi fin dalla sua nascita dalla macelleria della Grande Guerra, il fascismo mi pare conservi il suo carattere differenziale dal nazismo, aprendosi perciò a un qualche margine di positività. Naturalmente i tempi sono qui essenziali, e sembrano coincidere con l’età che è stata detta del «consenso», tra il 1929 e il 1936, quando il fascismo diventerà subalterna appendice al nazismo. In realtà la crisi si apre ogni volta che il fascismo si separa da un certo compito di promozione sociale e politica, di protezione dei ceti fino ad allora esclusi dalla storia e persino dalla «civiltà». Ancora ne «La Visita», le straordinarie misure di sicurezza, che la visita al museo di Hitler e Mussolini mette in atto, rompono vite «rovinosamente», spezzano destini e legami.
Se il lettore pensa che, proprio oggi, col carattere dei nostri governanti, questo ragionamento è intempestivo e troppo cedevole verso chi è al potere, si deve rispondere che conviene giocare una resistenza su tutti i registri, dicendo per esempio che il pressapochismo e la dilettantesca boria di chi ci governa impediscono persino di poter parlare ragionevolmente di fascismo, tutto essendo omologato in un sommario, astioso e vendicativo rancore.
Per capire cosa s’intende per storia in cui il fascismo riacquista una qualche dignità, conviene forse leggere le belle e intriganti Lezioni sul fascismo del 1935 di Palmiro Togliatti, con il rappel ai fascisti: «noi non siamo vostri nemici, vostri avversari»; siamo noi che non siamo riusciti a capire le «cause sociali» su cui vi fondate, le «organizzazioni collaterali» che avete costruito, fossero pur solo le colonie estive e i dopo lavoro.
Il rapporto di Bruno con il fascismo è certo complesso, rispondente alla sua vocazione e alla sua competenza, ma la linea che lo vede anche come difficile occasione è limpida e coraggiosa, capace di aprire un discorso nuovo e complesso, seppur disagevole, e sempre al limite di vite che, come nell’ultimo racconto «Vittorio», si «frantumano rovinosamente». Se nel complesso racconto «Parigi 1937» il giudizio sulle vite parallele dei due (o tre) protagonisti sembra alla fine più favorevole al poliziotto che conosce solo le caserme e le trincee, piuttosto che all’abile leader, sindacale e politico, è perché la raffrenata pietas di Bruno, al di là del giudizio storico e politico che sta lì immutabile, abbraccia veramente tutti e ognuno a suo modo.
20 Maggio 2024/da Mario Reale
Pensiero lib(e)ro

Riposta alla risposta di Giorgio Cesarale al mio Illuminismo su «Astérisque»

Dalla mia prospettiva di pensiero finito e «dualistico» le cose stanno che si danno (e si mantengono) reali possibilità di lavorare quelle che ho chiamate «determinazioni» e «differenze», senza divieti da parte della filosofia.  Per quello che ora ci riguarda, vi sarà in questa prospettiva una pluralità di possibili opzioni filosofiche, una diversità ad esempio delle concezioni circa il bene, senza quella sorta di «ricatto» che il pensiero della totalità fatalmente esercita verso gli interlocutori, forzati ad accettare tutti lo stesso pensiero ché la totalità conoscerebbe solo se stessa.
22 Febbraio 2024/da Mario Reale
Pensiero lib(e)ro

L’Illuminismo fuori dell’Europa. Una lettura a partire dalla Filosofia della liberazione latinoamericana

La patria dell’Illuminismo fu la Francia, che era contemporaneamente una potenza coloniale schiavista. I politici illuministi agirono per rendere questi principi regolativi principi normativi, in modo tale che qualsiasi azione pratica potesse trovare il consenso universale.
28 Dicembre 2023/da Antonino Infranca
Osservatorio filosofico

“CHI DORME NON PIGLIA PESCI”

Il rapporto CENSIS, che i media hanno diffuso, rende noti alcuni dati tristemente significativi sullo stato dell’“ambiente umano” italiano. Sì, “ambiente umano” e non “società”, perché l’interrogativo che emerge come conclusione dell’analisi Censis è: esiste ancora un tessuto umano definibile “società italiana”?
In questo rapporto hanno avuto un notevole richiamo l’aggettivo “sonnambuli” e la caratterizzazione “incapacità di reazione”.Poiché un rapporto testimonia ciò che è già in atto, la prima questione è chiedersi: come “siamo fatti” oggi? In altre parole, poiché i comportamenti umani sono il prodotto delle abitudini mentali, cioè del “funzionamento della testa” delle persone in genere, il punto è come sta “funzionando la testa” degli italiani e, in particolare, di quelle generazioni anagrafiche che oggi costituiscono l’immagine statisticamente esplicativa.
16 Dicembre 2023/da Bruno Montanari
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