Lettere di G. Lukàcs a due filosofi brasiliani

Il carteggio apparve nel marzo 1992 su “Marx Centouno” a cura di Tania Tonezzer, ma la traduzione era mia. Qui presento soltanto le lettere di Lukács, tralasciando parti che sono di carattere personale e non interessanti. Le ripubblico perché quel fascicolo è oggi di difficile reperibilità e per i motivi che elenco qui di seguito.
Nelle sue lettere Lukács ribadisce il suo auto-giudizio negativo su “Storia e coscienza di classe”, avvertendo per ben due volte entrambi gli interlocutori della sua, allora, errata concezione dell’alienazione e del carattere sostanzialmente idealistico dell’opera, quindi considera superata l’opera che lo rese universalmente famoso.
Lukács esprime giudizi parzialmente favorevoli su Sartre e Goldmann, anche se accusa quest’ultimo di essere un “marxisteggiante”, piuttosto che un vero e proprio marxista. Considera, invece, l’esistenzialismo di Sartre ancora troppo legato al pensiero di Heidegger. Esprime giudizi positivi su scrittori allora di moda, come Caudwell e Semprun, o ancora oggi di moda, come Elsa Morante.
L’importanza di questo carteggio è, però, rappresentata dalla sua autocritica nei confronti di Kafka. Lukács aveva liquidato lo scrittore ceco nel suo “Il significato attuale del realismo critico”, scritto in condizioni molto critiche, quali la detenzione in Romania, a seguito della sua partecipazione alla Rivoluzione ungherese del 1956. In una lettera a Coutinho ritiene errato il suo giudizio di allora e considera Kafka uno scrittore di enorme interesse. Non tornerà mai più a scrivere di Kafka e, per questa ragione, queste poche righe cambiano totalmente il quadro della sua critica sullo scrittore ceco.

Traduzione e cura di Antonino Infranca

Lettere

Budapest, 31 agosto 1963
Caro Signor Coutinho,
Grazie per la Sua gentile lettera del 15 agosto. Purtroppo non posso che risponderle molto brevemente. Innanzitutto La vorrei mettere in guardia contro una lettura acritica di “Storia e coscienza di classe”. In questo libro, che è stato scritto 40 anni fa, l’estraneazione (Verfremdung), è trattata ancora nel senso hegeliano, cioè la reificazione (Verdinglichung), come categoria filosofica universale, comprende in sé tanto l’oggettivazione (Vergegenständlichung) in senso generale quanto l’estraneazione (Verfremdung) in senso sociale specifico. Ciò ha per conseguenza che viene messa in dubbio anche l’obiettività dei rapporti naturali (dialettica della natura). Questo punto è tanto più importante in quanto sia Sartre sia Goldmann hanno ancora oggi questa posizione. Ci si deve quindi confrontare molto scetticamente con il loro marxismo.
Della Volpe non ha niente a che fare con questo orientamento, egli prova invece, per quanto ne riesca a capire, a unire il neo–positivismo con il marxismo, che è un’ impresa ovviamente impossibile, quindi se Lei vuole effettivamente studiare il marxismo deve fare molta attenzione a chi possiamo considerare marxista. Sotto questo aspetto lo scetticismo non esclude naturalmente che Sartre o Goldmann siano scrittori geniali e molto interessanti.
Mi scusi per la brevità della mia lettera, ma il tempo mi incalza molto. Con cordiali saluti anche al Signor Konder,
Suo Georg Lukács

Budapest, 8 novembre 1963
Caro signor Coutinho,
Molte grazie per la sua interessante lettera del 23 ottobre. La prego subito di scusarmi se nella mia risposta entro soltanto nelle questioni principali. Lei ha completamente ragione a scorgere nel metodo il criterio per capire se qualcuno è marxista o no. Ma se si parla del metodo, si deve sollevare la questione per l’intero marxismo. E ciò riguarda sia il marxismo dialettico sia il materialismo storico. Gli scritti, senza dubbio interessanti di Sartre o di Goldmann, sono indubbiamente sotto l’influsso del metodo del materialismo storico, questi autori, tuttavia, rifiutano il materialismo dialettico. Essi non accettano che:

a) c’è una realtà indipendente dalla nostra coscienza

b) questa realtà ha un carattere obiettivamente dialettico, che la nostra coscienza — sicuramente in forma non meccanica — riproduce

c) l’uomo è ontologicamente un essere sociale e non è entrato in relazioni sociali soltanto in un secondo tempo, indipendentemente dall’essenza del suo essere uomo.

Pensi alla categoria heideggeriana dell’ “essere-gettato”, del cui influsso Sartre non si è liberato fino a oggi e che è in contraddizione insuperabile con i suoi tentativi di applicare il materialismo storico.
Mi scusi se mi limito a questa questione centrale, ma al momento sono molto impegnato.
Con cordiali saluti
Suo Georg Lukács

Budapest, 26 febbraio 1968
Caro Signor Coutinho,
Molte grazie per la Sua lettera dell’11 gennaio così come per i libri che insieme ho ricevuto…
Per ciò che riguarda lo strutturalismo, credo che non avrà una lunghissima vita, ma oggi è senza dubbio il più grosso ostacolo per uno sviluppo del marxismo. Nella rivista “Homme et societé” (Paris) è apparsa una buonissima critica di Lefevbre a proposito di questa corrente. D’altronde si deve aspettare finché le differenti discussioni sul marxismo pervengano a risultati sicuri, ciò richiederà un tempo convenientemente lungo.
Per ciò che riguarda il suo piano, esso mi ha interessato molto. È perfettamente corretto che Lei scorga in Proust e Kafka le figure centrali. Sarebbe anche bene distinguere più nettamente di quanto non si faccia di solito tutti e due, in particolare Kafka, dalla letteratura a loro successiva. (Su questa strada anche il mio saggio non va sufficientemente bene.) Lei ha completamente ragione quando pone fortemente in primo piano certi elementi novellistici in Kafka. A questo proposito, singole novelle, come “La metamorfosi”, hanno un grandissimo significato nella recente letteratura e segnano molto acutamente il contrasto con la successiva letteratura. Molto più che nei confronti della novellistica, avrei da muovere certe obiezioni contro “Il processo”. Purtroppo ho chiuso troppo velocemente, a causa di condizioni molto sfavorevoli, il mio libretto, così che in esso determinati punti di vista non venivano espressi abbastanza chiaramente. Mi riferisco soprattutto al fatto che in Kafka esista una tensione che ha soltanto un’analogia nell’età moderna, cioè Swift. Se paragona Swift con i suoi grandi contemporanei, soprattutto De Foe, trova che quest’ ultimo ha descritto realisticamente il suo tempo presente, mentre Swift voleva dare, sulla base delle tendenze reali del suo tempo, un panorama critico-utopico dello sviluppo complessivo e dell’essenza più profonda della società capitalistica. Una simile tendenza è presente in Kafka, soltanto che egli, in seguito alle condizioni sociali nel periodo della sua attività, non poteva arrivare ad una sintesi talmente profonda e motivatamente pessimistica come Swift. Credo che non sarebbe privo di interesse riflettere un po’ su questo parallelismo. Le consiglierei anche di tenere in considerazione egualmente le esplicite tendenze realistiche del nostro tempo. Non penso tanto a celebrità come Moravia, ma più importante mi pare “Menzogna e sortilegio” di E. Morante, l’intera opera di Semprun, qualcosa di Styron ecc. In ogni caso sarò lieto di ricevere notizie sullo stato del suo lavoro.
Con cordiali saluti anche al Signor Konder,
Suo Georg Lukács

Budapest, 7 marzo 1961
Caro Signor Konder,
La Sua lettera mi ha molto rallegrato. È una grande soddisfazione per me che le mie opere trovino anche in Brasile lettori che le comprendano. Per questo motivo rispondo con gioia alla sua lettera. Mi è ancor più gradito farlo, perché per molti anni ho avuto ottimi rapporti di amicizia con i rappresentanti brasiliani al Consiglio mondiale della pace, soprattutto con il Vostro grande scrittore Amado, ma non solo con lui.
Con cordiali saluti a Lei e ai miei altri sconosciuti amici in Brasile.
Suo Georg Lukàcs.

Budapest, 5 gennaio 1962
Caro Signor Konder,
Molte grazie per la Sua lettera del 12 gennaio. Le notizie sul Brasile mi hanno molto interessato. Sono anche lieto che sia riuscito a scrivere un saggio. Purtroppo non sono in grado di leggerlo per molti motivi linguistici, e vi sono anche pochissime speranze che esso appaia in una lingua per me più familiare.
Mi hanno molto interessato anche le Sue notizie sulla fortuna dei miei scritti. Per quanto riguarda il Sig. Fejtó, è impossibile prenderlo sul serio come critico. Per citare soltanto un piccolo episodio: egli aveva pubblicato anni fa un libro su Heine, nel quale aveva trattato le famose parole di Filine nel Wilhelm Meister: “und wenn ich Dich lieti habe, was geht’ s Dich an”, (se io ti amo, che t’interessa?) come una poesia di Heine. Questa non è una barzelletta, piuttosto per il sig. Fejtó è una triste verità.
Con cordiali saluti.
Suo Georg Lukács

Budapest, 15 aprile 1963
Caro amico [Konder],
Grazie per la sua lettera del 25 marzo. Per quanto riguarda le questioni che lì sono state aperte, credo che la mia identificazione con la figura di Naphta ne “La montagna incantata” sia una leggenda letteraria. Per quanto ne sappia, lo stesso Thomas Mann in una lettera ad uno storico della letteratura francese ha protestato contro questa leggenda.
Conosco il signor Goldmann dal 1946-48. Egli è un uomo molto intelligente, colto e pieno di talento, il suo libro su Pascal e Racine contiene ottime analisi. Il suo scritto sulla mia opera giovanile è qua e là abbastanza buono, — a mio giudizio — esso risente del fatto che Goldmann sopravvaluti eccessivamente le opere giovanili rispetto alla mia produzione successiva. Goldmann stesso non deve naturalmente essere giudicato come rivoluzionario, ma come marxista. Egli è, come si dice in Francia, “marxisant”; ma appartiene alle persone più intelligenti e colte di quel gruppo.
Con cordiali saluti.
Suo Georg Lukács

Budapest, 9 giugno 1963
Caro amico [Konder],
Molte grazie per la Sua lettera del 20 maggio. Sono molto lieto che Lei tragga diletto dalla lettura delle mie opere. A proposito di Storia e coscienza di classe devo avvisarla che questo libro è del tutto superato nei suoi problemi fondamentali. Il problema centrale della reificazione (Verdinglichung) è posto nello spirito di Hegel e non in quello di Marx: qui la reificazione (Verdinglichung) ha lo stesso significato che l’alienazione (Entäusserung), ovvero l’oggettivazione. Nell’opera giovanile di Marx, i Manoscritti economico–filosofici, è contenuta una corretta critica della posizione hegeliana. Purtroppo quest’opera, al tempo in cui scrissi Storia e coscienza di classe non era stata ancora pubblicata. In ogni caso La devo mettere in guardia, perché attraverso questa strada sono penetrate nel libro anche altre concezioni idealistiche.
Lei ha sicuramente ragione se vuole leggere Benjamin e Caudwell. Naturalmente entrambi con la necessaria critica.
[…]
Con cordiali saluti
Suo Georg Lukács

Budapest, 9 agosto 1963
Caro Signor Konder,
Molte grazie per la Sua gentile lettera del 25 luglio […]
Per quanto riguarda Caudwell sono completamente d’accordo con Lei. Egli è un uomo molto dotato di talento che purtroppo è morto troppo presto, per chiarire effettivamente tutte le sue concezioni. Credo che potrebbe essere vantaggioso un aperto confronto con lui. Le consiglio la stessa cautela che nei confronti di “Storia e coscienza di classe”. Se io fossi morto immediatamente dopo di essa, sarei stato giudicato probabilmente nello stesso modo in cui giudico Caudwell. Sugli scritti di Gramsci non mi sono direttamente impegnato.
Con cordiali saluti.
Suo Georg Lukács

Budapest, 11 novembre 1967
Caro signor Konder,
Molte grazie per la gentile spedizione dei suoi libri. Come Lei stesso sa, non sono in grado di conoscere il contenuto. Fortunatamente si è trovato un giovane che può leggere il portoghese, egli ha promesso di leggere il Suo libro sulla letteratura e quello di Coutinho e di riferirmene. Spero che questi libri appaiano in una lingua che io padroneggio.
È importante e mi rallegra il fatto che Lei intraprenda la lotta non soltanto contro la sinistra ma anche contro lo strutturalismo. Ho l’impressione che l’incipiente crisi ideologica in Occidente ha fatto dello strutturalismo una grande moda; sembra che si scorga in esso un’arma contro le concezioni storiche dei fenomeni sociali e questa tendenza deve essere combattuta dai marxisti fin dall’inizio. Gli esistenzialisti, anche quelli che sono posti a sinistra, non ne sono capaci a causa dell’astrattezza del loro punto di vista.
Adesso mi interesserebbe molto ricevere alcune Sue osservazioni su come sta la faccenda della teoria marxista da Voi, se siete soltanto o quasi soltanto Voi due a sostenere questo punto di vista, oppure c’ è già un certo movimento intellettuale che si avvicina al marxismo.
Sono lieto che abbiate conosciuto il professore Cases. Mi dispiace soltanto che Lei non abbia descritto più dettagliatamente le sue nuove posizioni sulle questioni generali, teoriche e letterarie. Già da lungo tempo non ho avuto l’occasione di conversare con lui.
Ancora una volta grazie di cuore per i libri.
La saluto cordialmente.

Suo Georg Lukács