Il Covid-19 bussa alla porta della barbarie, non del socialismo.
Badiou – Considerazioni critiche #5
[di Paolo Ercolani]
Paolo Ercolani insegna storia della filosofia e teoria e tecnica dei nuovi media all’Università di Urbino. E’ iscritto all’ordine nazionale dei giornalisti ed autore di numerosi articoli per testate nazionali. Collabora all’inserto culturale del Corriere della sera («La Lettura»), è redattore de «Il rasoio di Occam» («MicroMega») e della rivista Critica liberale. Fra i suoi libri, che più volte hanno suscitato un dibattito acceso sui media nazionali: Il Novecento negato. Hayek filosofo politico (Perugia 2006), Tocqueville: un ateo liberale (Bari 2008), La storia infinita. Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche, presentazione di Luciano Canfora (Napoli 2011) e L’ultimo Dio. Internet, il mercato e la religione stanno costruendo una società post-umana, prefazione di Umberto Galimberti (Bari 2012).
Badiou – Considerazioni critiche #5
[di Paolo Ercolani]
Dovendo scegliere una data con cui indicare simbolicamente il passaggio epocale vissuto dalle democrazie occidentali, quasi unanimemente si finisce col tirare in ballo il 1989. Non senza valide ragioni, peraltro, trattandosi dell’anno con cui convenzionalmente si fa finire il mondo diviso in due blocchi (capitalismo vs comunismo) e, a seguito della sconfitta del comunismo, si indica l’inizio del mondo unipolare caratterizzato dall’affermazione a livello planetario del capitalismo liberale.
L’educazione sentimentale si rivolge a una sfera della persona che precede l’eventuale concretizzazione del rapporto una volta che i due (o più) individui sono entrati in relazione: che sia la realizzazione di un’amicizia, dell’ingresso in un gruppo o in una squadra come anche di un rapporto amoroso, una corretta «alfabetizzazione» emotiva e relazionale è alla base della possibilità di allacciare relazioni sane ed equilibrate.
Quello contro la donna è il pregiudizio più antico, trasversale e radicale della storia umana.
La maledizione dell’essere femminile ha messo d’accordo i pensatori più diversi, le correnti più lontane fra loro. In questo articolo si tenta di ricostruire sinteticamente la portata di questo fenomeno secolare, individuando le le radizi possibili di un femminismo del XXI secolo.
Parafrasando un celebre frammento di Eraclito, in cui il grande filosofo antico si riferiva alla natura, potremmo dire che l’epoca della società in rete, o della globalizzazione, è quella in cui il Potere ha subito una trasformazione tanto poco percettibile quanto sostanziale e profonda: siamo infatti passati dal Potere che nasconde, censura, manipola o coarta il flusso delle informazioni (o disinformazioni), a quello che ama nascondersi, trasfigurare i propri meccanismi di funzionamento e influenza, mascherare i luoghi del proprio abitare e operare. Lo scopo è sempre lo stesso, la perpetuazione del Potere stesso, ma le modalità mutate debbono indurre a più di una riflessione.
Il risorgere preponderante e prepotente del neoliberismo, caratterizza tutta la nostra epoca. Un’epoca in cui democrazia e politica retrocedono, sostituite dai due grandi sacerdoti della teologia neoliberista: finanza e tecnica. Per comprendere questa nuova “grande trasformazione” cui abbiamo assistito, occorre andarsi a rileggere il vero profeta del ritorno alla centralità del dio Mercato: Friedrich August von Hayek. Nelle sue pagine, infatti, troviamo il vero e proprio manifesto programmatico del neoliberismo. Quello che è stato realizzato proprio nel nostro tempo.
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