Pubblicati da Antonino Infranca

Il multiculturalismo nella quarantena

di Celso Frederico (Traduzione di Antonino Infranca)   Parlare di multiculturalismo adesso? Fino a poco tempo fa era un tema centrale nei progetti politici dei governi progressisti, ma, ad un tratto, i cambiamenti del vento in Brasile hanno portato un’inattesa regressione e il franco dibattito sul multiculturalismo è entrato in quarantena. Le politiche pubbliche di […]

Agnes Heller, “Orbanismo. Il caso dell’Ungheria: dalla democrazia liberale alla tirannia” (Castelvecchi, 2019)

Dall’epidemia alla dittatura La lettura del fenomeno Orbán secondo Agnés Heller   di Antonino Infranca   Una delle conseguenze più inattese e paradossali della diffusione del coronavirus è stata l’assunzione, in Ungheria, dei pieni poteri da parte del Primo Ministro, Viktor Orbán, assunzione dei poteri che sicuramente si protrarrà più a lungo della stessa epidemia. […]

Etica della liberazione

Il lettore italiano trova qui uno dei primissimi testi in cui Dussel parla di Etica della Liberazione. Si noti che scriva in minuscolo “etica della liberazione”, segno che questo ulteriore sviluppo della sua filosofia era ancora incipiente. Manca una più radicale ripresa di Marx, una più forte accentuazione del ruolo delle vittime del sistema dominante, una concezione della vita come il fondamento di ogni assoluto. Concezioni che saranno centrali nell’Etica della Liberazione del 1998. Si tenga conto anche dell’anno della stesura: 1982. Si nota che l’esperienza della rivoluzione sandinista è prossima, che la democrazia non è tornata in Argentina e in altri paesi dell’America latina.

Lettere di G. Lukàcs a due filosofi brasiliani

Il carteggio apparve nel marzo 1992 su “Marx Centouno” a cura di Tania Tonezzer, ma la traduzione era mia. Qui presento soltanto le lettere di Lukács, tralasciando parti che sono di carattere personale e non interessanti. Le ripubblico perché quel fascicolo è oggi di difficile reperibilità e per i motivi che elenco qui di seguito.
Nelle sue lettere Lukács ribadisce il suo auto-giudizio negativo su Storia e coscienza di classe, avvertendo per ben due volte entrambi gli interlocutori della sua, allora, errata concezione dell’alienazione e del carattere sostanzialmente idealistico dell’opera, quindi considera superata l’opera che lo rese universalmente famoso.
Lukács esprime giudizi parzialmente favorevoli su Sartre e Goldmann, anche se accusa quest’ultimo di essere un “marxisteggiante”, piuttosto che un vero e proprio marxista. Considera, invece, l’esistenzialismo di Sartre ancora troppo legato al pensiero di Heidegger. Esprime giudizi positivi su scrittori allora di moda, come Caudwell e Semprun, o ancora oggi di moda, come Elsa Morante.
L’importanza di questo carteggio è, però, rappresentata dalla sua autocritica nei confronti di Kafka. Lukács aveva liquidato lo scrittore ceco nel suo Il significato attuale del realismo critico, scritto in condizioni molto critiche, quali la detenzione in Romania, a seguito della sua partecipazione alla Rivoluzione ungherese del 1956. In una lettera a Coutinho ritiene errato il suo giudizio di allora e considera Kafka uno scrittore di enorme interesse. Non tornerà mai più a scrivere di Kafka e, per questa ragione, queste poche righe cambiano totalmente il quadro della sua critica sullo scrittore ceco.

L’America latina come Altro Occidente

L’America latina è l’Altro Occidente, perché la negazione della sua Alterità sta a fondamento dell’egemonia dell’Occidente sull’intero pianeta. L’idea stessa di America latina nasce come negazione della realtà concreta di quel continente: olocausto dei suoi abitanti originari, sostituiti da esseri umani considerati schiavi, da una parte, e sfruttamento delle sue ricchezze naturali per instaurare la prima globalizzazione, dall’altra.